Un mondo fatto di Lego. un mondo sognato come una costruzione continuamente possibile. Sono certo che molti, se non tutti, tra coloro che hanno avuto la fortuna di giocare con le costruzioni più famose del pianeta, hanno attraversato questo sogno. Come un territorio irresistibile. Quei mattoncini, che ora vedo nelle mani di mia figlia, tengono unite la geometria e le emozioni. Sono, infatti, una geometria emotiva ogni volta che consentono a un bambino di estrarre schemi dalla realtà che lo circonda. non sono solo gli scienziati che colgono strutture nascoste nei fenomeni che stanno osservando. lo facciamo anche noi. e quando succede possiamo sentire accadere, farsi carne, quella struttura della magia che regola, in una sorta di anarchia organizzata, il cosmo.
Come da un cilindro di un mago, è lei, la matematica, e con lei il pensiero logico e scientifico tutto, che fa scaturire in noi competenze di immaginazione, di risoluzione di problemi reali, di fronteggiamento della realtà, che altrimenti sarebbero rimaste sepolte. Poco si è detto, per quel che ne so, del rapporto stretto che sono convinto esista tra matematica e consapevolezza e stima di sé, tra matematica e spirito di iniziativa. In altre parole tra la matematica e la virtù del coraggio. Quella virtù che fa di noi dei possibili eroi, come ci insegna quel libro di grande letteratura che è, senza dubbio, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, nel quale un ragazzino di 14 anni, affetto dalla sindrome di Asperger, riesce a compiere imprese mirabolanti facendo ricorso a saperi e strategie logico-matematiche.
Sì, perché la matematica è intimamente legata alla creatività e alla capacità di immaginare se stessi in combinazioni nuove e sublimi. Confuse in apparenza, in realtà architettonicamente straordinarie. Proprio come l’Orlando furioso di Ariosto o la Sagrada Família, le competenze che, anche grazie a progettazioni come quelle proposte in questo volume, possono essere allenate sono quelle che permetteranno ai nostri figli di accedere all’arte della costruzione di sé, della crescita continua, del miglioramento costante. In altre parole, saranno un supporto decisivo nell’arte di vivere e interpretare la vita come destino.
Per sciogliere definitivamente i dubbi sulla necessità di sposare una didattica per competenze intesa – come recitano le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012 – come la finalità essenziale della scuola nel primo ciclo, potremmo riprendere quello che scriveva D. e. Smith: «la matematica è generalmente considerata proprio agli antipodi della poesia eppure la matematica e la poesia sono nella più stretta parentela, perché entrambe sono il frutto dell’immaginazione.
La poesia è creazione, finzione, e la matematica è stata detta da un suo ammiratore la più sublime e la più meravigliosa delle finzioni» matematica e letteratura, alla fine, sono straordinarie modalità finzionali (fictional) di leggere e ordinare la realtà, dandole un senso e una prospettiva. Creare strutture, mettere ordine negli stimoli acquisiti, nelle percezioni e nelle idee del mondo è un’attività cui dedichiamo tempo ed energie, a ogni età. ma è nei bambini che avvengono cose meravigliose. Se un adulto è infatti capace di focalizzarsi su un punto, un particolare, l’attenzione del bambino, è stato scritto, è come una lanterna che illumina tutto. Per loro, davvero, ogni cosa è illuminata. e per questo sono del tutto simili, nel loro quotidiano tentativo di costruirsi teorie e strutture, agli scienziati. Sono il serbatoio di ricerca dell’umanità che cresce e del mondo che nasce.
Se queste capacità, passatemi i termini, sono inscritte nella natura stessa del bambino, allora esse sono da trattare come dei veri e propri talenti di cui prendersi cura. Vanno allenate, per tentativi ed errori, ogni giorno. la scuola delle competenze, correttamente intese, sarà dunque una scuola che vedrà in ogni azione che accade – o che si farà in modo che accada – un’occasione di allenamento. Anche il processo valutativo, così complesso e articolato quando si parla di competenze, dovrà essere vissuto come un’azione allenante. ricordandoci che il termine competenze, nella sua etimologia (cum e petere), prima che “competere” o “gareggiare”, che è significato conseguente, significa “andare insieme”, “convergere”, quindi “incontrarsi”. ecco il punto: essere competenti non significa necessariamente sottostare a logiche mercantilistiche di competizione spinta. Prima di tutto significa allenarsi e mettersi nella condizione di incontrare l’altro, sviluppando qualcosa che è intimamente parte di noi.
Gabriel Del Sarto
I Quaderni dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze rappresentano una sintesi dei lavori svolti nella sperimentazione del primo anno del progetto Orienta Drop Out e sono stati stampati grazie a Loescher Editore. Maggiori informazioni le troverete sul sito dispersione.it
Batini F., Cini S., Paolini A., Non ho paura (Percorsi per lo sviluppo di competenze dell’asse matematico), Loescher, 2016, ISBN 978 88 201 3811 0