Rimettendo a posto pacchi di carta, che erano in un vecchio mobile di casa, è uscita una cartelletta senza data e consumata negli angoli con scritto sopra Cose interessanti da riguardare.
Fotocopie di articoli di giornale e pagine di riviste e tante altre cose alle quali non sono riuscito a ridare l’importanza che gli avevo dato chissà quando.
Nel mezzo sono emersi due fogli con queste poche righe che spero troverete interessanti quanto le ho trovate – e ritrovate – io.
I dodici principi per una nuova etica contenuti nel discorso di Karl Popper sono:
- La nostra conoscenza oggettiva congetturale continua a superare di gran lunga ciò che i’individuo può comprendere. Di conseguenza, non ci sono autorità.
- È impossibile evitare tutti gli errori, compresi quelli che, in se stessi, sono evitabili. Tutti gli scienziati commettono sbagli in continuazione. Bisogna rivedere la vecchia idea che si possano evitare gli errori e che, pertanto, esista l’obbligo di evitarli: l’idea in sé contiene un errore.
- Senz’altro, continua ad essere nostro dovere fare tutto il possibile per evitare gli errori. Ma proprio per evitarli dobbiamo essere coscienti, soprattutto, della difficoltà che ciò comporta.
- Gli errori possono sussistere nascosti alla conoscenza di tutti, incluso nelle nostre teorie più attestate; così, il compito specifico dello scienziato è cercare tali errori.
- Pertanto, dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento verso i nostri errori. E` da qui che deve iniziare la nostra riforma pratica dell’etica. Perché l’atteggiamento della vecchia etica professionale ci obbliga a nascondere i nostri errori, a tenerli segreti e a dimenticarcene il più velocemente possibile.
- Il nuovo principio basilare è che per evitare di sbagliarci, dobbiamo imparare dai nostri propri errori. Cercare di nascondere l’esistenza degli errori è il peccato più grave che esista.
- Dobbiamo essere continuamente in guardia per scoprire gli errori, soprattutto i propri, con la speranza di essere i primi a farlo.
- Fa parte del nostro Compito avere un atteggiamento autocritico, franco e onesto verso noi stessi.
- Supposto che dobbiamo imparare dai nostri errori, nello stesso modo dobbiamo imparare ad accettarli, persino con gratitudine, quando siano gli altri a segnalarceli.
- Dobbiamo aver chiaro nella nostra mente che abbiamo bisogno degli altri per scoprire e correggere i nostri errori e, soprattutto, abbiamo bisogno di persone che siano state educate con idee differenti, in un mondo culturale diverso. Così si raggiunge la tolleranza.
- Dobbiamo imparare cha l’autocritica è la critica migliore, ma che la critica degli altri è necessaria. Ha quasi la stessa importanza dell’autocritica.
- La critica razionale non personale (o oggettiva) dovrebbe essere sempre concreta: bisogna allegare ragioni specifiche quando un’affermazione specifica (o un’ipotesi o un argomento specifici) ci appare falsa e non valida. Bisogna essere guidati dall’idea dell’avvicinamento alla verità oggettiva. In questo senso, la critica deve essere impersonale; dovrebbe però essere, al tempo stesso, benevola.
Martedì 29 ottobre 1991, EL PAIS, pagina 24