Non eravamo li per parlare di latino e di come si fa una versione. Con me poi che ho sempre affrontato il latino come un incontro di pugilato.
Siamo in Maremma, vicino alle terme di Saturnia, per il matrimonio di un ex collega di università di mia moglie. Tutta la giornata scorre gradevole e ricca di sorprese tra piscina e cavalli, stuzzichini e bottiglie stappate. L’animazione impegna i bambini e con mia moglie parliamo e conosciamo persone nuove in mezzo a persone che già conoscevamo.
Arriva l’ora di sedersi a tavola per la cena e i brindisi, per il cibo che non serve ma che se non si offre magari qualcuno se ne ha a male sopratutto tra i più anziani, e a noi e a un’altra coppia di Arezzo viene assegnato il tavolo “Cuba”. Con noi, due nomi sconosciuti.
Nelle chiacchiere viene fuori che lei insegna Italiano, Latino e Storia in un liceo e cominciamo a parlare del lavoro di tutti. Tralascio le cose non inerenti al titolo del post.
Versioni e punti di vista
Parlando del suo lavoro è venuto fuori come per lei fosse importante, naturalmente, che gli allievi imparassero per bene tutto quanto e come nel latino la versione (quella che chiunque abbia fatto un liceo ha dovuto tradurre) fosse lo strumento principe, quello che chiaramente offre al docente un metro di giudizio sull’allievo.
Poco prima nei confronti tra le varie professioni al tavolo era emerso come sempre più i ragazzi, e al tavolo si parlava dei collaboratori che alcuni hanno incontrato in tempi recenti durante il lavoro, abbiano “difficoltà ad adattarsi” alle richieste del lavoro e di come entrino in crisi nel “trovare quanto serve loro per risolvere problemi” e successivamente i tentennamenti nel “motivare le loro scelte”.
Abbiamo poi parlato del suo interesse rispetto alla classe capovolta e della difficoltà che molti docenti hanno nel privarsi del potere o del controllo per mettere al centro i ragazzi.
Abbiamo parlato del bellissimo volume di Doug Lemov tradotto per Loescher da Alessandra Nesti con il titolo “Teach Like a Champion. 62 tecniche per un insegnamento di successo” e da li vengono fuori altre amicizie e conoscenze trasversali nel mondo della didattica e dell’insegnamento.
La scelta a chi traduce
E parlando di questo si comincia a dire che magari anche col latino (o con le lingue in generale) sarebbe interessante provare delle cose1 e che magari quella capacità di ricercare e di motivare può essere messa in evidenza anche facendo latino. Questo è in sintesi è quello che abbiamo pensato:
- Invece della versione, che spesso mette in crisi, dare ai ragazzi una versione con tre traduzioni diverse di cui una giusta e le altre con alcune imperfezioni grammaticali e stilistiche e chiedere ai ragazzi di giustificare quale secondo loro sia la più corretta e perché non lo sono le altre.
- Utilizzare questo sistema anche in piccoli gruppi, al di fuori delle valutazioni e facendo attenzione alla loro composizione, come esercitazione di classe.
1 Son certo che esistono docenti che già lo fanno e che non è stato inventato nulla di nuovo tra un bicchiere di bianco fresco e un altro bicchiere di bianco fresco. La cosa che mi lascia sempre sorpreso però è la reazione quando vengono proposte cose del genere con lei che si confrontava col marito, docente universitario di letteratura, dicendo “Già, sarebbe da provare”. In certi casi magari è gentilezza ma spesso l’interesse è sincero.