L’elemento che frequentemente fa associare un intervento formativo ed un giudizio negativo è, se si esclude la competenza espressa e la relazione che il formatore riesce a costruire, il ruolo passivo a cui sono rilegati i discenti. Tale situazione porta ad una scarsa memorizzazione, poco duratura nel tempo, che tende ad essere disorientate in quanto non lascia né spazio né tempo per ritrovare sostegni in quanto già conosciuto dal discente. Inoltre, non favorendo la partecipazione dei soggetti né dando la possibilità di trovare collegamenti con la pratica quotidiana, risulta pressoché inutile.
D’altra parte pensare ad un incontro senza prevedere un minimo di lezione tradizionale è praticamente impossibile, l’unica cosa che possiamo fare è cercare di strutturarla nel miglior modo possibile tenendo presente che, sostanzialmente, non esistono buoni o cattivi metodi ma metodi adeguati o non adeguati, congruenti o non congruenti, efficaci o non efficaci.
Nessuna metodologia da certezza di riuscita dell’intervento, ci sono metodologie che favoriscono qualcosa e inibiscono altro, altre che mettono l’accento su un particolare atteggiamento ma tralasciano completamente altre emergenze. Il rapporto tra apprendimento ed insegnamento non è lineare, né è possibile prestabilire una sequenza definita che risolve tutti i problemi, ma si realizza nella complessità e nell’incertezza.
Due approcci
Possiamo definire due modelli di approccio alla lezione:
- il primo sostiene che è necessario definire l’impianto della lezione in maniera rigorosa e fare in modo che sia inattaccabile,
- la seconda che non è tanto l’impianto didattico ad influire sull’apprendimento quanto la relazione che s’instaura con i soggetti. Quest’ultimo è abbondantemente emerso nel paragrafo precedente (Vedi il volume), in questa sezione daremo maggiore attenzione ad alcuni impianti metodologici fornendo spunti dai quali partire per costruire alcune delle attività che è possibile attuare.
Cercheremo, prima di tutto, di analizzare quattro modalità differenti che ci consentono di costruire una lezione attraverso un semplice schema. Come vedremo in tre su quattro l’azione frontale è quella che da l’avvio a tutto.
Avremo: sulla sinistra le linee generali, sulla destra un esempio pratico attraverso un caso che frequentemente viene utilizzato in funzione della sua conoscenza generale: fare il caffè.
Prima di svilupparle sembra opportuno mostrare quali sono i vantaggi e gli svantaggi di ogni singola modalità:
- La modalità deduttiva consente di fornire una serie di informazioni in un tempo più breve rispetto a tutte le altre modalità e, se il docente ha poca esperienza, ha la caratteristica di far percepire il docente come più competente di quello che in realtà è in quanto il rigido incasellamento logico non permette grandi voli pindarici. Il taglio teorico favorisce l’utilizzo di un linguaggio più accademico anche se è fortissimo il rischio di annoiare i partecipanti in quanto con buona probabilità tutta la prima parte non sarà facilmente comprensibile per un pubblico privo di basi teoriche sull’argomento trattato. È adatta in situazioni in cui ci sono da trasmettere molte definizioni o nel caso in cui ci si trovi tra “addetti” che necessitano di approfondire certe tematiche.
- La modalità induttiva mostra la sua utilità nel caso ci siano da spiegare concetti complessi o si abbia di fronte un pubblico senza molta dimestichezza con i temi trattati. Richiede tempi più lunghi rispetto al metodo precedente ed aumenta in maniera considerevole il rischio di cadere nella banalizzazione dell’argomento esaminato proprio per la struttura della lezione.
- Probabilmente la modalità per problemi è quella che, da un punto di vista di progettazione, offre maggiori problemi in quanto richiede una forte capacità di analisi e di immedesimazione nei soggetti che avremo davanti e nei loro bisogni pena non riuscire a inquadrare sui giusti temi lasciando spazio a noia e insoddisfazione. È fortemente sconsigliata a chi, soprattutto per modalità proprie di affrontare gli eventi, deve trovare conferma di tutto nelle teorie. È particolarmente indicata nei casi in cui si deve persuadere qualcuno in quanto si addentra immediatamente nella realtà di ciò che accade alle persone.
- La modalità storica è probabilmente la più didascalica, quella adatta a descrivere concatenazioni di eventi e sequenze di lavoro a qualsiasi genere di platea. D’altra parte, come la precedente, richiede un’attenta analisi dei soggetti coinvolti in aula in quanto si rischia di essere eccessivamente minuziosi e quindi si corre il rischio, più frequente di quanto si pensi, di risultare pesanti. Sicuramente è da sconsigliare un uso troppo massiccio, sia in termini di tempo che di frequenza, di tale modalità.
Preparare il caffè
- Modalità deduttiva:
- Si stabiliscono le premesse: Spiegare qual è il motivo che spinge gli uomini a bere caffè e approfondita dissertazione sulle varietà di caffè, ecc.
- Si elencano e si spiegano i principi generali: La termodinamica, principi di estrazione degli aromi utilizzati in profumistica, ecc.
- Si sviluppano gli argomenti: Come la termodinamica è correlata alla produzione del caffè? Quali strumenti possiamo utilizzare? Ecc.
- Si mostrano le conseguenze pratiche e gli esempi: Si fa il caffè mostrando le varie modalità di estrazione
- Modalità induttiva:
- Si introduce un caso particolare, una situazione specifica: La classe assiste alla produzione di un caffè utilizzando la moka
- Si presentano le riflessioni: Analisi della procedura utilizzata e degli strumenti
- Si isolano i concetti: Perché c’è necessità di calore? A cosa serve l’acqua? Cosa implica avere un caffè più o meno macinato?
- Si mostrano le conseguenze sugli altri casi: Produzione di caffè alla turca, alla francese, ecc.
- Modalità per problemi:
- Si propongono domande significative: Quali sono le fasi principali del fare il caffè? Quali sono gli errori più comuni? Cosa determina un buon caffè?
- Si evidenzia per quale motivo è importante parlarne: Qual è l’importanza sociale del rito del caffè nella nostra cultura?
- Si propongono soluzioni e concetti: Il caffè è buono quando esiste una positiva relazione tra la pressione della polvere e la temperatura e la pressione dell’acqua. La qualità della miscela è estramemente importante etc…
- Si evidenziano le conclusioni e le conseguenze: Il caffè è un rito sociale. Offrire un caffè non ottimo può essere percepito come un’attenzione negativa. Per fare un caffè in realtà occorre prestare attenzione a molti fattori etc.
- Modalità storica:
- Ripercorrere le tappe dell’evento o le sequenze operative: Preparare un caffè: acquistare una buona miscela, le miscele hanno proprie caratteristiche, il tipo di miscela avrà un’influenza decisiva sul sapore finale. Aprire la moka, riempire sino al segno dello sfiatatoio il serbatoio dell’acqua, riempire il filtro di miscela sino al bordo etc…
Lezioni e ologrammi
Come negli ologrammi, possiamo pensare a queste modalità come ad un qualcosa di completo in sé stesso o come a micro-componenti di un unico incontro dove l’esperienza suggerisce al formatore i vari modi di interagire con l’aula.
Il livello di strutturazione di un incontro non è legato al fatto che sia prevista una lezione frontale o meno, che ci siamo molte occasioni di scambio tra i partecipanti o possibilità o meno di confronto tra le persone, ma da quanto il docente forzerà per riprodurre in aula quanto ha progettato a tavolino.
Tale livello di forzatura definisce, oltre al livello di strutturazione, anche il livello di sicurezza del docente, la sua esperienza, le possibilità e la capacità che ha di recidere rami che vede seccarsi per mettersi alla cura di nuovi germogli.
La definizione degli obiettivi offre una linea di senso, un punto al quale guardare: verso cui tendevano i rami secchi e verso cui tenderanno i nuovi. Non è assolutamente l’obbligo o il fine necessario e assoluto senza il quale assistiamo ad un fallimento ma, piuttosto, una prospettiva dalla quale inquadrare le azioni in modo da offrire nuove aperture ai partecipanti cercare di suscitare interesse e curiosità.
Un’ultima considerazione generale: è possibile fare formazione con tutto. Ogni strumento, ogni attività, gioco dell’infanzia, attività in aula e fuori. Per esempio: in aula, a coppie, il gioco in cui ci si guarda negli occhi ed il primo dei due che ride ha perso può essere usato per avviare una riflessione sull’imbarazzo, sul modo in cui si reagisce in situazioni disagevoli. Fuori dall’aula giocare a nascondino può essere un buon modo per rispondere a domande del tipo: che sensazioni provoca nascondersi? Cosa c’è di positivo e di negativo? Cosa vuol dire essere uno contro tutti? E così via.